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lunedì 5 dicembre 2016

IL CAMINO CHE FUMA


Dal camino di uno stabilimento ai margini della strada alla periferia di un paese, usciva un gran fumo nerastro che inquinava tutta l’atmosfera all’intorno. Ma nessuno interveniva a porre rimedio a questo scandaloso inquinamento atmosferico che, oltretutto non soltanto dava disturbo ma forse anche nuoceva alla salute degli abitanti.
Finché un giorno accadde questo.
Camminava per la strada un uomo a passo svelto. Giunto nelle vicinanze dello stabilimento si fermò proprio davanti al camino che continuava ad eruttare fumo nerastro. Lo guardò, ebbe due o tre colpi di tosse. Lo si vide sbracciarsi indignato e lo si udì imprecare contro lo stabilimento inquinante. Ma il brav’uomo a tutto questo si limitò perché dopo altri due o tre colpi di tosse proseguì il suo cammino imprecando e pensando che qualcuno o le autorità avrebbero provveduto.
Di lì a poco, passò un altro in bicicletta e giunto anche lui dinanzi allo stabilimento si fermò e rimase lì quasi impietrito ad osservare quel maledetto camino che fumava. Ed anche lui tossì, tossì più volte. Alla fine cominciò ad imprecare, non solo, ma coricata la bicicletta a terra sul bordo della strada, raccolse un sasso e rabbiosamente lo lanciò contro un vetro dello stabilimento mandandolo in frantumi. Quindi, ripresa la bicicletta, soddisfatto proseguì per la sua strada. Quest’uomo aveva semplicemente scaricata la sua aggressività in un modo per così dire distruttivo ma inutile in quanto quel camino avrebbe ancora continuato a fumare.
Ma ecco che accadde l’evento atteso.
Sopraggiungeva un’automobile che, giunta nelle vicinanze dello stabilimento, rallentò per finire ad arrestarsi poco più in là del camino che continuava ad eruttare nell’aria il fumo irritante e nerastro.
Scese un giovane che subito si mise ad osservare attentamente un così evidente caso di inquinamento atmosferico. Ed anche lui si mise a tossire. Ma anziché imprecare o lanciare sassi, fece uscire di tasca due armi micidiali, però intendiamoci, non due armi da guerra ma due armi democratiche, carta e penna. E scrisse il nome della società che appariva sull’insegna, il nome della via, il giorno e l’ora. Quindi risalì nell’auto e anche se era pressato dai suoi impegni quel giovane si fermò ancora. Ma questa volta davanti al municipio del paese. Chiesto del comandante dei vigili urbani gli fece verbalizzare quanto aveva osservato invitandolo a prendere i provvedimenti di legge.
Di fronte a queste segnalazioni, le autorità, se non vogliono incorrere a loro volta nel reato di omissioni in atti d’ufficio previsti dall’art. 328 del codice penale, debbono applicare l’art. 674 dello stesso codice nel quale si dice: “Chiunque provoca emissioni di gas, di vapori o di fumi, atti a offendere, imbrattare o molestare persone, è punito con l’arresto o con l’ammenda”.
Quali conclusioni trarre da questo racconto? Una e semplice: soltanto il terzo si è comportato da cittadino in quanto ha dedicato il suo interessamento in difesa di un bene che non gli appartiene del tutto perché è un bene collettivo, cioè in difesa dell’aria che respiriamo. E tanto più meritorio è stato il suo interessamento in quanto quell’automobilista era in transito e non residente nella località inquinata.
(Alberto Bertuzzi – Scusate signori del palazzo)

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