Da “Alberto Bertuzzi - Il
Cittadino scomodo” – a cura di Giorgio Medail
Tra le numerose iniziative
targate Bertuzzi, ve ne è una che probabilmente otterrà il successo che merita.
Ora che i liberali hanno presentato una proposta di legge per l’istituzione di
un’anagrafe patrimoniale di deputati, senatori, consiglieri regionali e
provinciali,(1) forse certe improvvise fortune che, con la rapidità di una
legislatura, alcuni uomini del Palazzo sono miracolosamente riusciti a mettere
insieme, avranno una vita più dura. Modesti professori di provincia, impiegati
col pallino della politica, tirapiedi senza arte né parte, in alcuni casi sono
in breve diventati miliardari senza aver vinto al Totocalcio. Una semplice
elezione al parlamento, qualche incarico in questo o quell’ufficio governativo
dove si concludono grossi affari e dove passa una barca di quattrini, e il
gioco è fatto.
Quest’idea fu per anni il
cavallo di battaglia del nostro Cittadino. Per anni ministri, sottosegretari di
vari governi si sono visti recapitare le lettere educate ma ferme di Bertuzzi
che chiedeva di conoscere le dichiarazioni dei redditi di “lor signori”. Alcuni
avevano prontamente risposto, altri, i più, con una semplice alzata di spalle,
avevano cestinato la richiesta pensando: “tanto di un semplice cittadino ci se
ne può tranquillamente fregare”, diventando così bersagli delle metodiche e
inesorabili lettere di Bertuzzi che, come un orologio svizzero, tutti i mesi si
curava di rinfrescare la memoria agli sbadati destinatari di una così
impertinente richiesta.
“… Orbene,
poiché la democrazia cresce e si difende anche nelle più elementari regole del
comportamento, questa volta l’esercizio democratico che sottopongo a Lei, come
a tutti i membri del quarto Governo Andreotti, è la dichiarazione pubblica dei
Suoi redditi e del Suo stato patrimoniale, Il primo cittadino Sandro Pertini ha
già adempiuto a questo dovere morale. Ora tocca a Lei restituendomi compilata
l’acclusa scheda. Naturalmente, non pervenendomi una Sua cortese risposta,
commenterò il suo silenzio nelle mie interviste alla stampa e alla
Radio-Televisione facendo, se del caso, seguire una serrata indagine sulla Sua
situazione fiscale.”
(1) Disegno di legge
presentato alla Camera dei Deputati il 20 giugno 1979 contrassegnato con il
numero 115.
Per non dimenticare!