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giovedì 30 dicembre 2010

Diritti e doveri

"…Quando una disposizione si presta a due interpretazioni: una favorevole e una sfavorevole al cittadino, capuffici, dirigenti pubblici e così via spremono le loro meningi per dare copertura all’interpretazione più penalizzante per il cittadino". (Luigi Berri – "Dei diritti e dei doveri del cittadino"

venerdì 24 dicembre 2010

AUTOLAVAGGIO

Questa può sembrare una piccola cosa, ma io non credo.
Nel piazzale antistante un Centro Commerciale è ubicato un autolavaggio che pubblicizza un abbonamento che dà diritto a sei lavaggi più uno gratis.
Non essendo una cliente assidua ho chiesto all’incaricato se la tessera avesse una scadenza: mi è stato risposto di no.
Nel maggio 2008 ho quindi acquistato la tessera per un importo di 30 euro ed effettuato il lavaggio gratis.
Il 15 ottobre 2009 mia figlia si recava all’autolavaggio utilizzando la mia tessera, ma le è stata trattenuta in quanto, a loro dire, scaduta.
Venuta a conoscenza del fatto, e ritenendo di avere diritto ad altri due lavaggi ho chiesto spiegazioni: mi veniva detto che la tessera aveva la durata di un anno.
A nulla sono valse le mie rimostranze; ribadivo che mi era stato assicurato che la tessera non aveva scadenza. Considerato che:

- durante l’ultimo lavaggio da me effettuato nel settembre 2009 nulla mi era stato detto al riguardo,
- niente era scritto sulla tessera stessa, e nemmeno su cartelli visibili al pubblico,
- la tessera in questione era stata arbitrariamente trattenuta dall’incaricato,

chiedevo di poter usufruire dei due lavaggi da me già pagati.
Ne è seguito uno scambio di lettere e di contatti con i responsabili del Centro Commerciale, ho sostenuto “vivacemente” le mie ragioni e ho potuto effettuare i due lavaggi residui.

sabato 11 dicembre 2010

La scommessa

La scorsa settimana ho fatto una scommessa con mio nipote Pietro, 14 anni: se perdo io ti do’ 10 euro, se perdi tu farai il mio schiavetto per un giorno.
Dopo una vivace discussione e una verifica abbiamo concluso che avevamo ragione e torto tutti e due –ricordavamo lo stesso episodio da e punti di vista diversi – e abbiamo dimezzato il debito reciproco. Ho preso spunto da quella vicenda per spiegargli che nella vita ognuno può dare qualcosa all’altro, sia con l’esperienza – mia – che con l’impulsività – sua.
Pietro ascolta, annuisce e poi mi dice: “Si, ma intanto tu comincia a darmi i cinque euro”.

giovedì 9 dicembre 2010

Auguri

Un anno fa aprivo questo blog: mi ero fatta un regalo di compleanno. E’ stato un salto nel buio, non sapevo niente del suo funzionamento, ma da qualche tempo sentivo questo desiderio. Ho elemosinato informazioni e aiutini, ho letto alcuni libri sull’argomento e proprio in questi giorni su uno di questi (Come si fa un blog – Sergio Maistrello) ho letto la seguente frase: “Il blog è un atto di generosità verso te stesso e verso gli altri. Consideralo prima di tutto un servizio a quanti verranno a visitare il tuo sito: scrivendo di te, della tua esperienza, delle tue competenze, metti a disposizione un patrimonio di informazioni che prima o poi potrebbero essere utili a qualcun altro. La storia che a te appare personale e insignificante ha ottime possibilità di trovare il suo lettore negli imperscrutabili percorsi della rete e avere un impatto costruttivo nella vita di chi legge”.
E’ quello che io ho sempre voluto fare: condividere esperienze. Nel mio primo post “Benvenuti” mi auspicavo di avere almeno 25 lettori, come Manzoni; ora vi chiedo un regalo: quando passate sul mio blog lasciate un segno.

venerdì 3 dicembre 2010

Se qualcuno bussa alla porta

(Il 10.12.88 Il Giornale ha pubblicato questa mia lettera, sempre attuale.)

Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio
Caro direttore, ricorda un vecchio film americano “Paper moon”? Racconta di un venditore porta a porta che riesce a rifilare Bibbie ricorrendo ad un ingegnoso espediente. Il nostro arriva in un paese, acquista il giornale e scorre gli annunci funebri; ne adocchia uno a caso, si presenta al vedovo o alla vedova e gli racconta che la buonanima aveva acquistato una Bibbia per fargliene dono: “… guardi, c’è stampato anche il suo nome”. E a questo punto con che cuore il malcapitato non avrebbe pagato il regalo che il congiunto aveva ordinato per lui? Se più tardi poi si accorgeva dell’imbroglio poteva sempre consolarsi leggendosi il Sacro Testo e pensando che, oltre che dai falsi profeti, bisogna diffidare anche dai falsi venditori.
Ma non sempre la gente se la cava così a buon mercato. Mi riferisco ai veri truffatori le cui vittime sono spesso gli anziani, che sono particolarmente vulnerabili perché spesso soli e spontaneamente aperti agli altri, soprattutto se questi dimostrano loro un po’ di attenzione.
Penso ai falsi esattori: individui che si spacciano per dipendenti comunali e, dopo aver affermato di dover controllare il contatore della luce, gas o acqua, chiedono la riscossione di presunti crediti minacciando la sospensione dell’erogazione.
Oppure ai falsi dipendenti postali, che seguono le loro vittime che hanno appena riscosso la pensione e con la scusa di dover controllare il libretto o le banconote, si impossessano dei loro risparmi.
E gli zingari, che coi loro bambini al collo impietosiscono la gente, si intrufolano dappertutto e quando ci si accorge di essere stati derubati, è troppo tardi.
Con l’avvicinarsi delle festività religiose imperversano i falsi benefattori degli orfani o dei disoccupati, degli invalidi, delle varie leghe tumori, comunità di ricupero per tossicodipendenti, ecc.
Chi, infatti, nell’occasione del S. Natale non mette mano al portafogli per essere buono almeno una volta l’anno?
Scorrendo le cronache dei giornali mi stupisce che questo tipo di truffe riscuota ancora tanto successo. Anzi, se ne escogitano sempre di più ingegnose. Allora mi chiedo e le chiedo: una campagna di sensibilizzazione su questo problema non sarebbe utile? Qualche spot pubblicitario, qualche pagina sui giornali, qualche manifesto sui muti, qualche cartello bene in vista in prossimità degli uffici postali, banche e perché no, davanti alle chiese, che ricordino alle potenziali vittime che, purtroppo, fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio? (In metropolitana dall’altoparlante una voce invita a guardarsi dagli scippatori). “Prima le donne e i bambini” è la classica frase che si grida in caso di pericolo. E gli anziani?”.
Sono passati tanti anni: ora si fanno campagne di sensibilizzazione, alcune aziende informano che nessuno è autorizzato ad incassare per loro conto, ma le truffe continuano, aggiornandosi.

Mi chiedo: perché anche nelle chiese, così frequentate da tutte le fasce della popolazione e dagli anziani, non si danno questi avvisi? Dal pulpito, nei notiziari parrocchiali, nelle bacheche.

PASSATE PAROLA

Dove vanno a finire i palloncini?

Leggo che avevano messo una tassa sui sacchetti di plastica.
Leggo che la plastica inquina.
Leggo che i sacchetti di plastica inquinano meno di quelli di carta per quanto riguarda l’aria, l’acqua, il consumo energetico e l’eliminazione finale.
Leggo che nell’incenerimento un chilo di plastica ha il potere energetico di due chili di petrolio.
Leggo che per sostituire la plastica con la carta si dovrebbero abbattere molti alberi.
Leggo che il problema non sono i sacchetti ma lo scarso senso civico delle persone che li disseminano ovunque vanno, senza alcun riguardo per l’ambiente e per gli altri.
Vedo che tante feste e manifestazioni – anche ecologiste – si concludono con il festoso lancio di centinaia (o migliaia) di palloncini.
Penso: dove vanno a finire i palloncini?

P.s.:  (15.12.10) Questo post aveva un commento e per un mio errore è stato cancellato: chiedo scusa a "ross". Fatti risentire.

lunedì 8 novembre 2010

Contrassegno invalidi

Dimentichi a casa il contrassegno invalidi e sei in vacanza? Torna a casa a prenderlo.

Il 20 Settembre 2008 mi trovavo in Liguria per una breve vacanza con una cara amica, Franca, sua madre ultra novantenne e il fratello Alessandro, disabile grave in carrozzina. Il viaggio lo abbiamo fatto con l’auto di un altro suo fratello che è subito ripartito in treno.
Dopo poche ore Franca si rende conto di aver lasciato il contrassegno invalidi a casa, sull’auto che lei usa abitualmente con Alessandro. Mi rivolgo ai Vigili di …X…sperando di poter ottenere un permesso provvisorio, ma il problema sembra irrisolvibile: “Se lo faccia mandare da casa con raccomandata” Ma a casa non c’è nessuno, e si tratta di pochi giorni!
All’Ufficio URP illustriamo il caso; Luca, - persona disponibile e gentilissima – lo sottopone telefonicamente al Comandante dei Vigili, il quale invita a farsi mandare via fax copia del contrassegno che un familiare potrà autocertificare. Non è possibile, ripeto che a casa non c’è nessuno.
Su mio invito Luca contatta telefonicamente il Comando dei Vigili del nostro Comune di provenienza (Y), che conferma l’emissione del contrassegno; non ne possiedono copia, ma ne comunicano i dati. Luca riferisce, ma in Comandante è irremovibile. Insisto chiedendo perché, essendo ora in possesso dei riferimenti del contrassegno non ce ne possono fare loro una copia provvisoria da autocertificare. Non è possibile: “Se prenderà la multa potrà inoltrare ricorso” (sic!) Chiedo allora di parlare con l’Assessore alla Polizia municipale che, molto gentile, comprende il problema che ritiene risolvibile, ma i dati trasmessi da Y dovrebbero essere inviati su carta intestata, con quello e una sua autorizzazione si risolve il problema. Ritorno da Luca che richiama Y, ma per una risposta scritta ci vuole una richiesta scritta dell’interessato. La richiesta viene inoltrata, ma dovrò ripassare l’indomani perché è mezzogiorno: pausa pranzo per Y e pomeriggio di riposo per X. E l’indomani trovo la certificazione dei dati dai vigili di Y, con la loro autorizzazione a circolare con quel titolo. E i vigili di X cosa diranno? No, se vedono quella lettera sul parabrezza faranno lo stesso la contravvenzione. Ma insomma, cosa deve fare un invalido che dimentica a casa il contrassegno? Risposta: “Va a casa a prenderlo” I toni si alzano e chiedo di parlare con il Comandante che… non c’è. Ma spunta da un ufficio l’assessore, che deve aver sentito la vivace discussione, chiedendomi se l’URP avesse copia delle carte ricevute: in quel caso posso andare tranquilla che ci penserà lui. Ribadisco che se ieri la telefonata ai Vigili di Y l’avesse fatta il Comandante, avrebbe avuto subito la conferma senza bisogno di fax, e rilasciare così l’autorizzazione provvisoria, possibilità sempre esclusa dai vigili e, a loro dire, anche dal Codice della Strada. Riferisco l’infelice frase del vigile; non sa più cosa rispondere: alza gli occhi al cielo e ripete che purtroppo le persone agiscono in vari modi, ecc. Replico che del discutibile comportamento del personale ne risponde il responsabile dell’ufficio, che deve controllare e prendere i relativi provvedimenti. Luca mi protocolla il fax e finalmente posso andare.
Tornati a casa abbiamo inviato una lettera di ringraziamento ai Vigili di Y.

P.S.: voi cosa avreste fatto? Vi chiedo di sottoporre il quesito ai Vigili che conoscete.

lunedì 20 settembre 2010

DIARIO

Mi è capitato di rileggere queste parole tratte da “Il diario di Jane Sommers” di Doris Lessing.

“… O io sono pazza, oppure lo è la società in cui viviamo…. E’ semplicemente una cosa che ho deciso di fare. E l’ho fatta. Quindi va bene. Le cose cui si tiene molto non sono mai assurde, se non altro per chi le fa.” E ancora: “Se avessi avuto il tempo di tenere questo diario con una certa costanza, ora sembrerebbe il cantiere di un edificio in costruzione, frammenti di questo e di quello ammucchiati, sparsi, disordine e cose varie, nessuna più importante dell’altra.
Così deve essere un diario, i frammenti degli avvenimenti, messi insieme disordinatamente. Ma ora, a distanza di un anno, comincio a capire quali cose sono state importanti e quali no.”
E ho pensato a questo Diario, a come riordinare il mio cantiere dalle tante cose accumulate, quali esperienze condividere. Ho deciso che per ora navigo a vista.

martedì 24 agosto 2010

LA SCUOLA E LA COSTITUZIONE

Da “LA COSTITUZIONE COMODA” di Alberto Bertuzzi

“… Il mio scopo è quello di trasformare la conoscenza della Costituzione nell’apprendimento di una nuova arte marziale, l’arte di essere cittadini in piedi e mai sudditi in ginocchio. La differenza tra un suddito e un cittadino è semplice. Il suddito non sa, mentre il cittadino sa come difendere i propri diritti, ovviamente nell’osservanza dei propri doveri”.

Con i diritti d’autore dei suoi libri, Alberto Bertuzzi ha finanziato i restauri dello squero di San Trovaso in Venezia e di alcuni preziosi dipinti del Museo Poldi Pezzoli di Milano, e l’istituzione di premi annuali per i migliori temi scolastici sulla Costituzione.
Mi piacerebbe sapere se qualcuno ha raccolto il testimone.

venerdì 30 luglio 2010

IL MESTIERE DEL CITTADINO

"Quando si esercita il mestiere del Cittadino non ci sono orari, scioperi, vacanze che tengano: è un mestiere a tempo pieno e non si va mai in pensione. Il mestiere di cittadino è un mestiere difficile anche perché bisogna convogliare la propria carica di aggressività anziché in direzioni distruttive, verso comportamenti costruttivi”. (Alberto Bertuzzi)
La mia prima battaglia con relativa vittoria è stata l’apertura di una strada pedonale che ha consentito a tanti bambini di raggiungere la scuola senza percorrere una strada a forte traffico, vincendo le resistenze di un costruttore, proprietario del terreno. E’ stata un’opera realizzata grazie al coinvolgimento degli abitanti della zona, di alcuni consiglieri comunali e con il sostegno di Alberto Bertuzzi. Correva l’anno 1980. Da allora non mi sono mai fermata.
Le multe. Se ho ragione, non le pago, faccio ricorso e vinco. L’ennesimo ricorso si è concluso davanti al Giudice di Pace. Si trattava di una contravvenzione stradale notificata senza applicare le procedure previste dal Codice della strada. In questo caso si contestavano le mie argomentazioni sull’applicazione della legge e il Giudice respinge il ricorso. Sicura delle mie ragioni lo ripresento e, “In nome del popolo italiano”, un altro Giudice lo accoglie. Questo “braccio di ferro” è durato circa due anni.
Non capisco e non mi adeguo. Perché se io perdo il ricorso devo pagare, e se lo perde il Comando della Polizia Municipale le spese sono compensate? Prima di presentare i miei ricorsi io cerco sempre di “conciliare” esibendo fotografie, citando articoli di legge, parlando con il Sindaco; verbalmente mi danno ragione, ma… devo ricorrere al Prefetto. E al Prefetto chiedo di essere ascoltata, invece si fanno trascorrere i termini e la multa cade in prescrizione. E in quel caso c’era una grossa violazione della procedura da parte dei Vigili. Mi chiedo: in molti casi non sarebbe più semplice ascoltare le ragioni dei cittadini e annullare direttamente la contravvenzione presso gli uffici della Polizia Municipale senza intasare gli uffici di Prefetti e Giudici di Pace? Perché io so che se vogliono le multe possono essere annullate direttamente da loro, ma “Al cittadino non far sapere…”