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martedì 8 ottobre 2013

IL FINANZIAMENTO AI PARTITI



PERCHE’ NON VOGLIO FINANZIARE TUTTI I PARTITI
(da “Disobbedisco” di Alberto Bertuzzi)
Domenica 22 novembre 1981, nel programma RAI “Tg l’Una”, quando il conduttore Romano Battaglia mi ha chiesto a quale partito ero iscritto, ho risposto di aver aderito a tutti i partiti politici del pittoresco arco costituzionale. E ciò perché la legge n. 195 del 2 maggio 1974 “Contributo dello Stato al finanziamento dei partiti politici” promulgata dall’”indimenticabile” presidente della Repubblica Giovanni Leone e firmata da Rumor, Moro, e Tanassi, mi aveva obbligato a finanziarli tutti: in contrasto oltreché alla mia coscienza, anche al contenuto dell’articolo 49 della Costituzione che afferma il nostro diritto di cittadini ad associarsi “liberamente” in partiti, rendendoci così liberi di finanziare quello preferito.
Ma ora viene il bello: quella legge che regalava ai partiti “soltanto” 45 miliardi l’anno, è stata modificata e integrata alla nuova legge 18 novembre 1981, n. 659, pubblicata sulla “Gazzetta Ufficiale” del 24 novembre, n. 323.
Con questo singolare provvedimento legislativo, i signori del Palazzo, arcifregandosi del momento che imponeva, e impone tuttora, la massima austerità, e approfittando della delega in bianco del popolo sovrano a loro accordata, deputandoli, per cinque anni, al servizio della funzione legislativa, hanno deciso di quasi raddoppiarla. Addirittura con retroattività.
Sicché, a far solo un calcolo approssimativo, nell’arco ipotetico dei cinque anni della legislatura, per ogni parlamentare dovrebbe essere a carico del contribuente, oltreché l’indennità mensile di ciascuno e le altre spese connesse, un supplemento di 500 milioni. Dico cinquecento!
Ma la nuova legge prevede altro mangime: 15 miliardi quale concorso nelle spese per l’elezione dei rappresentanti al parlamento europeo; 10 miliardi per le spese elettorali sostenute nelle elezioni del Consigli delle Regioni; 5 miliardi a integrazione di quanto già avuto per le elezioni dei Consigli delle Regioni a statuto speciale.
Solo per questo motivo si dice sia stato approvato il bilancio dello Stato il 29 aprile 1082! E’ ovvio che nei quattro mesi dell’esercizio provvisorio autorizzato dal Parlamento i gruppi parlamentari percepivano un dodicesimo del loro finanziamento. Non approvando il bilancio al quarto mese dell’esercizio provvisorio, l’erogazione sarebbe… cessata!
Infatti l’esercizio può essere concesso dal Parlamento al Governo, sino a un massimo di quattro mesi, e non oltre.
Ho il sospetto che questa nuova legge per il foraggiamento dei partiti non abbia tutti i crismi della costituzionalità. Infatti non prevede i controlli dei bilanci da parte della Corte dei Conti, nel rispetto del comma 2° dell’articolo 100 della Costituzione.
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Per tutte queste fondate motivazioni, ho quindi deciso di non più rispettare la legge per il finanziamento pubblico dei partiti politici e ho manifestato la mia provocatoria disobbedienza civica, detraendo dalle imposte dovute nella mia dichiarazione dei redditi la somma simbolica di lire 1000 anche se a carico di ciascun contribuente l’onere sia di molto superiore.
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Correva l’anno 1981.