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venerdì 9 dicembre 2016

UN MESTIERE DIFFICILE


Il mestiere meno conosciuto in Italia è certo quello di cittadino. Mestiere duro ma esaltante che, come tutti i mestieri, ha le sue regole. La prima regola per non essere sudditi servili, ma cittadini consapevoli, è quello di conoscere la Costituzione della repubblica, leggerla è come leggere un libro proibito, un libro che insegna un’arte marziale, perché dà una carica di dignità civica e di coraggio incredibili.
La seconda regola è quella di non comportarsi mai servilmente, per esempio non chiamando un deputato “onorevole” o un ministro “eccellenza”, perché questi aggettivi abbassano chi li usa al livello di suddito; mentre invece, per paradosso, è il cittadino che dovrebbe esigere di essere chiamato onorevole da chi ha accettato di servire il popolo a pagamento: dal ministro sino all’ultimo usciere ministeriale. E con quale sfacciataggine e cattivo gusto i deputati addirittura si firmano “onorevoli”, qualcuno persino quando non fa più parte della legislatura?
Ma perché la stampa, la radio e la televisione non danno il buon esempio ricordando che la Camera si chiama dei deputati e non degli onorevoli?
L’arroganza, è da precisare, se è deplorevole quando rivolta dagli uomini che coprono funzioni pubbliche verso il cittadino, è viceversa salutare per la democrazia quando sia civilmente ma fermamente manifestata dal cittadino sdegnato per la cattiva o disonesta gestione della cosa pubblica.
La terza regola è quella, se l’occasione si verifica e purtroppo da noi si verifica spesso, di insegnare democrazia per esempio a chi non per meriti di competenza, ma per bizantinismi politici è nominato ministro e nel suo operare si comporta anziché come un servitore del popolo, come un uomo al potere che dal Palazzo, difeso dalle immunità parlamentari, ritiene di poter compiere ogni sopruso verso chi considera suddito.
E, sempre nel campo educativo, un altro compito insolito del cittadino è quello di stimolare quei concittadini, e sono molti, che non essendosi mai nutriti di democrazia e di civismo leggendo la nostra Costituzione, ritengono di doversi occupare soltanto dei propri affari e problemi, disinteressandosi della cosa pubblica, che poi in definitiva è di noi tutti. Questo perché nelle scuole non si insegna o si insegna male, in modo noioso e incompleto, l’educazione civica, e perché nessun governo ha mai dato importanza a questo fondamentale insegnamento.
Il mestiere di cittadino è un mestiere difficile, anche perché bisogna saper convogliare la propria carica di aggressività, che è una parte insopprimibile di tutte le specie animali viventi, uomo compreso, anziché in direzioni stupidamente distruttive, verso comportamenti costruttivi.
La quarta regola impone al cittadino il diritto-dovere di difendere l’ambiente nel quale vive. Di difenderlo a oltranza con tutti i mezzi che la Costituzione e le leggi gli forniscono: educando i giovani al rispetto del verde, alla protezione degli animali, alla salvaguardia del paesaggio, mobilitando le autorità responsabili e denunciando alla magistratura ogni infrazione.
E per finire, la quinta regola: provate ogni giorno a farvi un esame di coscienza, domandatevi: “Ed io che cosa ho fatto oggi, non per il mio arricchimento culturale od economico che sia, ma per la società nella quale sono inserito?”.
Solo esercitando sempre e in ogni occasione il mestiere di cittadino, si costruisce il paese e si diviene protagonisti della democrazia.
(Alberto Bertuzzi: “Scusate signori del Palazzo”)

lunedì 5 dicembre 2016

SAEGNALAZIONE DI INFRAZIONI

"... inviare le fotografie alle autorità competenti, al fine di segnalare le infrazioni altrui, è condotta lecita. L’invio esclusivo e riservato alle autorità amministrative competenti costituisce infatti esercizio della facoltà, riconosciuta ad ogni persona, di segnalare gli illeciti di cui sia venuto a conoscenza. Si tratta di comunicazione di dati altrui ad amministrazioni pubbliche, in quanto tali obbligate alla riservatezza e all’utilizzo degli stessi nei limiti imposti dalla legge."

IL CAMINO CHE FUMA


Dal camino di uno stabilimento ai margini della strada alla periferia di un paese, usciva un gran fumo nerastro che inquinava tutta l’atmosfera all’intorno. Ma nessuno interveniva a porre rimedio a questo scandaloso inquinamento atmosferico che, oltretutto non soltanto dava disturbo ma forse anche nuoceva alla salute degli abitanti.
Finché un giorno accadde questo.
Camminava per la strada un uomo a passo svelto. Giunto nelle vicinanze dello stabilimento si fermò proprio davanti al camino che continuava ad eruttare fumo nerastro. Lo guardò, ebbe due o tre colpi di tosse. Lo si vide sbracciarsi indignato e lo si udì imprecare contro lo stabilimento inquinante. Ma il brav’uomo a tutto questo si limitò perché dopo altri due o tre colpi di tosse proseguì il suo cammino imprecando e pensando che qualcuno o le autorità avrebbero provveduto.
Di lì a poco, passò un altro in bicicletta e giunto anche lui dinanzi allo stabilimento si fermò e rimase lì quasi impietrito ad osservare quel maledetto camino che fumava. Ed anche lui tossì, tossì più volte. Alla fine cominciò ad imprecare, non solo, ma coricata la bicicletta a terra sul bordo della strada, raccolse un sasso e rabbiosamente lo lanciò contro un vetro dello stabilimento mandandolo in frantumi. Quindi, ripresa la bicicletta, soddisfatto proseguì per la sua strada. Quest’uomo aveva semplicemente scaricata la sua aggressività in un modo per così dire distruttivo ma inutile in quanto quel camino avrebbe ancora continuato a fumare.
Ma ecco che accadde l’evento atteso.
Sopraggiungeva un’automobile che, giunta nelle vicinanze dello stabilimento, rallentò per finire ad arrestarsi poco più in là del camino che continuava ad eruttare nell’aria il fumo irritante e nerastro.
Scese un giovane che subito si mise ad osservare attentamente un così evidente caso di inquinamento atmosferico. Ed anche lui si mise a tossire. Ma anziché imprecare o lanciare sassi, fece uscire di tasca due armi micidiali, però intendiamoci, non due armi da guerra ma due armi democratiche, carta e penna. E scrisse il nome della società che appariva sull’insegna, il nome della via, il giorno e l’ora. Quindi risalì nell’auto e anche se era pressato dai suoi impegni quel giovane si fermò ancora. Ma questa volta davanti al municipio del paese. Chiesto del comandante dei vigili urbani gli fece verbalizzare quanto aveva osservato invitandolo a prendere i provvedimenti di legge.
Di fronte a queste segnalazioni, le autorità, se non vogliono incorrere a loro volta nel reato di omissioni in atti d’ufficio previsti dall’art. 328 del codice penale, debbono applicare l’art. 674 dello stesso codice nel quale si dice: “Chiunque provoca emissioni di gas, di vapori o di fumi, atti a offendere, imbrattare o molestare persone, è punito con l’arresto o con l’ammenda”.
Quali conclusioni trarre da questo racconto? Una e semplice: soltanto il terzo si è comportato da cittadino in quanto ha dedicato il suo interessamento in difesa di un bene che non gli appartiene del tutto perché è un bene collettivo, cioè in difesa dell’aria che respiriamo. E tanto più meritorio è stato il suo interessamento in quanto quell’automobilista era in transito e non residente nella località inquinata.
(Alberto Bertuzzi – Scusate signori del palazzo)