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giovedì 9 maggio 2013

ALBERTO BERTUZZI NEL RICORDO DI GIULIO ANDREOTTI



(Dal libro “60 ritratti di Alberto Bertuzzi”)

         Prima di conoscerlo di persona, di Alberto Bertuzzi avevo l’idea che si trattasse di un maniaco “rompiscatole”. Ricevevo da lui – e sapevo che lo stesso avveniva a tanti altri parlamentari e ministri – lettere perentorie per conoscere quale fosse il reddito annuo dichiarato alle Imposte oppure se per andare in vacanza utilizzassimo strutture statali; o ancora, se ero veramente laureato o se mi chiamavano dottore abusivamente o al massimo per una laurea avuta honoris causa.
Prima ancora che i liberali presentassero una proposta di legge al riguardo e che alcune Regioni provvedessero per loro conto a crearlo, il dottor Bertuzzi si era autonominato “difensore civico”. Ed invitava anche dalle pagine di un settimanale a scrivergli chiunque ritenesse di aver subito un torto da parte di un pubblico ufficiale.
Ho l’abitudine di rispondere a tutti (talvolta con qualche forzato ritardo e arrivano secchi solleciti) e rispondevo anche a questa singolare corrispondenza, che altri invece cestinava e riteneva abusiva. Vi fu tuttavia un episodio che me lo fece apprezzare molto. Sulla base di malevole cronache dei giornali aveva attaccato a fondo un nostro collega, ma poco dopo apparve chiaro che le critiche erano del tutto infondate. I giornali si guardarono bene dal rettificare; seppi che Bertuzzi, invece, gli aveva telefonato a casa per chiedergli calorosamente scusa.                                                                  

 (disegno di Alberto Bertuzzi schizzato da Gianni Brera nel corso di una cena a Milano)


 



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