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lunedì 1 aprile 2013

SULLO SCIOPERO NELLA SCUOLA


LETTERA AL DIRETTORE DIDATTICO DI VICCHIO

(A Barbiana c’era una scuola elementare comunale. Un’aula sola con cinque classi. L’insegnate si arrampicava lassù da Firenze e dato che il posto era scomodo erano più i giorni che mancava per malattia che quelli in cui veniva a far scuola. Qualche volta veniva mandato un supplente, ma non arrivava mai prima delle 9,30-10. I ragazzi per qualche tempo aspettarono, poi sotto la guida dei più grandi fecero sciopero disertando la scuola comunale. Don Lorenzo, che aveva una scuola d’avviamento, organizzò per quei giorni anche una scuola elementare.)

“… Ho allora educato i miei ragazzi più grandicelli a mettere su i loro fratellini o i piccoli amici per ottenere quello che hanno diritto di ottenere, e fra gli istituti democratici che i ragazzi devono ben abituarsi per “educazione civica” a maneggiare c’è lo sciopero, l’ordinata manifestazione di piazza, il ricorso all’opinione pubblica per mezzo della stampa, il ricorso alla magistratura.

“… Io vorrei che ella non vi vedesse nulla di riprovevole. I presidi fiorentini non han visto nulla di irregolare negli ignobili scioperi fascisti per l’Alto Adige. Personalmente penso che quegli studenti cercassero solo di evitare qualche ora di scuola e di interrogazione. Per saperlo sarebbe bastato interrogarli a uno a uno lasciando impuniti solo quelli che avessero dimostrato una profonda conoscenza dell’accordo Gruber-De Gasperi e di tutta la questione altoatesina e che avessero potuto dimostrare che queste cose erano per loro realmente importanti…

 “… A Barbiana i bambini hanno scioperato per qualcosa di molto più sacro che non siano i nazionalismi di stampo fascista, hanno scioperato perché vogliono più ore di scuola cui hanno diritto, perché vogliono che lo Stato rispetti di più la loro dignità di cittadini, di figli di elettori sovrani e di contribuenti. I cittadini di Barbiana, sia pure organizzati da me, mostrano con tutta la loro vita in che onore essi tengono la scuola.

“… Lei sa che a Vicchio se i ragazzi li avverte d’una inaspettata vacanza mandano un urlo di gioia. Sa che a Barbiana non si fa vacanza neanche il giorno di Natale? Sa che nelle scuolette di montagna il ritardo della supplente o la mancanza della maestra non provoca nessuna grana. Dovrebbe esserne rattristato: è segno che quei popoli non amano ancora la scuola oppure che non sono stati ancora raggiunti dalla “educazione civica” democratica e pensano ancora che i sudditi siano al servizio del Granduca o del Regime e non piuttosto che lo Stato con tutti i suoi funzionari, dal primo bidello fino all’ultimo ministro, è al servizio del cittadino.”

(LETTERE- di Don Lorenzo Milani)