Da “VOGLIAMOCI BENE”–
Notiziario mensile della SAN VINCENZO ITALIANA – 1989.
Una semplice lapidaria frase
di BRUNO SETTI, primo presidente nazionale del neo Consiglio Superiore della
Società di San Vincenzo de’ Paoli Italiana, figura notissima nell’ambiente
milanese dove ricoprì incarichi di grande responsabilità.
“PREFERISCO RISCHIARE
D’ESSERE IMBROGLIATO DA UN FINTO POVERO, PIUTTOSTO DI CORRERE IL RISCHIO DI NON
AIUTARE UNA PERSONA CHE HA VERAMENTE BISOGNO”.
Un articolo pubblicato anni
fa, di ANTONIO BIANCHI responsabile per molti anni del Vogliamoci Bene fin
dalla sua fondazione e responsabile delle Conferenze aziendali lombarde,
fondatore dell’Opera Macchi.
“LA CARITÀ DEVE ESSERE CIECA,
MA NON SEMPRE ED ORA MENO CHE MAI”.
Non vorrei essere frainteso e
che si pensasse che voglio frenare gli impulsi dei confratelli.
Però tutti noi avremo fatto
l’esperienza che spesso, quando ci lasciamo commuovere da suppliche e lamenti di
sconosciuti, prendiamo fior di cantonate e, mentre deploriamo poi di avere
aiutato un vagabondo a continuare la sua vita disordinata ed oziosa ci rimane
anche il rimorso di avere privato un altro, un bisognoso senza colpa, di quanto
abbiamo distribuito male. Ed allora? Allora, direi, ricordiamoci specialmente
due cose: primo, che nelle virtù cardinali Dio ha messo la prudenza e non
quella che chiamiamo bontà, ma che potrebbe attribuirsi a pigrizia quando ci
sembra di avere “fatto la carità”, quindi il nostro dovere di cristiano, dando
in qualche modo qualche cosina al primo venuto; secondo, che né quello che
diamo noi, né quello che danno gli altri basta per le miserie ed i bisogni che
sono certi ed indipendenti dalla condotta di chi ne soffre. Poiché a tutto non
si può arrivare, riserbiamo i nostri aiuti per questi bisognosi certi, anziché
disperderli sui casi dubbi.
Siamo, piuttosto, diligenti
nel cercare di appurare questi ultimi.
Anche chi è ridotto a
stendere la mano perché disordinato, vizioso, poltrone e vagabondo, diventato
forse per cattive dottrine, per abbandono o venuto da lontano senza appoggio in
cerca di un pane non sudato, merita compassione, ma per costoro il soccorso
impulsivo può nuocere più che giovare. Dobbiamo adoperarci perché a questi
spostati si pensi su larga scala in alto e in basso, ma intanto impieghiamo le
nostre modeste risorse là dove siamo sicuri che sono bene impiegate”.