PERCHE’ NON VOGLIO FINANZIARE
TUTTI I PARTITI
(da “Disobbedisco” di Alberto
Bertuzzi)
Domenica 22 novembre 1981,
nel programma RAI “Tg l’Una”, quando il conduttore Romano Battaglia mi ha
chiesto a quale partito ero iscritto, ho risposto di aver aderito a tutti i
partiti politici del pittoresco arco costituzionale. E ciò perché la legge n.
195 del 2 maggio 1974 “Contributo dello Stato al finanziamento dei partiti
politici” promulgata dall’”indimenticabile” presidente della Repubblica Giovanni
Leone e firmata da Rumor, Moro, e Tanassi, mi aveva obbligato a finanziarli
tutti: in contrasto oltreché alla mia coscienza, anche al contenuto
dell’articolo 49 della Costituzione che afferma il nostro diritto di cittadini
ad associarsi “liberamente” in partiti, rendendoci così liberi di finanziare
quello preferito.
Ma ora viene il bello: quella
legge che regalava ai partiti “soltanto” 45 miliardi l’anno, è stata modificata
e integrata alla nuova legge 18 novembre 1981, n. 659, pubblicata sulla “Gazzetta
Ufficiale” del 24 novembre, n. 323.
Con questo singolare
provvedimento legislativo, i signori del Palazzo, arcifregandosi del momento
che imponeva, e impone tuttora, la massima austerità, e approfittando della
delega in bianco del popolo sovrano a loro accordata, deputandoli, per cinque
anni, al servizio della funzione legislativa, hanno deciso di quasi
raddoppiarla. Addirittura con retroattività.
Sicché, a far solo un calcolo
approssimativo, nell’arco ipotetico dei cinque anni della legislatura, per ogni
parlamentare dovrebbe essere a carico del contribuente, oltreché l’indennità
mensile di ciascuno e le altre spese connesse, un supplemento di 500 milioni.
Dico cinquecento!
Ma la nuova legge prevede
altro mangime: 15 miliardi quale concorso nelle spese per l’elezione dei rappresentanti
al parlamento europeo; 10 miliardi per le spese elettorali sostenute nelle
elezioni del Consigli delle Regioni; 5 miliardi a integrazione di quanto già
avuto per le elezioni dei Consigli delle Regioni a statuto speciale.
Solo per questo motivo si
dice sia stato approvato il bilancio dello Stato il 29 aprile 1082! E’ ovvio
che nei quattro mesi dell’esercizio provvisorio autorizzato dal Parlamento i
gruppi parlamentari percepivano un dodicesimo del loro finanziamento. Non
approvando il bilancio al quarto mese dell’esercizio provvisorio, l’erogazione
sarebbe… cessata!
Infatti l’esercizio può
essere concesso dal Parlamento al Governo, sino a un massimo di quattro mesi, e
non oltre.
Ho il sospetto che questa
nuova legge per il foraggiamento dei partiti non abbia tutti i crismi della
costituzionalità. Infatti non prevede i controlli dei bilanci da parte della
Corte dei Conti, nel rispetto del comma 2° dell’articolo 100 della
Costituzione.
…………….
Per tutte queste fondate
motivazioni, ho quindi deciso di non più rispettare la legge per il
finanziamento pubblico dei partiti politici e ho manifestato la mia
provocatoria disobbedienza civica, detraendo dalle imposte dovute nella mia
dichiarazione dei redditi la somma simbolica di lire 1000 anche se a carico di
ciascun contribuente l’onere sia di molto superiore.
………………
Correva l’anno 1981.